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Non idoneità per l’assunzione nel Corpo della Polizia Penitenziaria per la presenza di esiti cicatriziali da rimozione di tatuaggio: la sentenza del Consiglio di Stato va al vaglio della C.E.D.U.

Importante risultato dello Studio Legale Parente, che sottopone con successo all’attenzione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo una sentenza del Consiglio di Stato che aveva denegato le ragioni di un suo assistito, denegandogli il diritto a permanere nei ruoli della Polizia Penitenziaria, a causa di un tatuaggio già in fase di avanzata rimozione al momento della visita concorsuale.

Il ricorso alla CEDU è stato proposto per violazione dell’art. 6 CEDU e sarà sottoposto all’esame della Corte stessa, superando di fatto un primo filtro posto dalla Corte in tema di ammissibilità.

Con il ricorso al TAR del Lazio, il nostro assistito, impugnava il provvedimento del Ministero della Giustizia, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che lo dichiarava “non idoneo” per l’assunzione straordinaria nel Corpo di Polizia Penitenziaria quale allievo agente del ruolo maschile per “esiti cicatriziali da rimozione tatuaggio avanbraccio sx”.

Il TAR Lazio accoglieva il ricorso affermando che “il tatuaggio risulta completamente rimosso con un adeguato trattamento sanitario, come provato dalla documentazione fotografica in atti” e che “… non sussistevano i presupposti per la valutazione di non idoneità”.

Il Ministero proponeva appello al Consiglio di Stato, che lo accoglieva, e per l’effetto, riformava la sentenza del TAR Lazio.

Secondo il Consiglio di Stato “le risultanze del processo di rimozione configurano una causa di inidoneità, trattandosi di una cicatrice con relativa alterazione cutaneaLa rimozione del tatuaggio, completata in epoca successiva alla prima visita idoneativa, è sostanzialmente irrilevanteLa sussistenza dei requisiti di idoneità va verificata al momento della visita medica, con irrilevanza di successive modificazioni”.

Di conseguenza il nostro assistito risultava non idoneo per l’assunzione straordinaria nel Corpo di Polizia Penitenziaria.

Il nostro Studio Legale, però, non si arrendeva a tale pronuncia e ne chiedeva, a mezzo dell’avvocato Giovanni Carlo Parente Zamparelli e dell’avvocato Stefano Monti la revocazione per errore di fatto ex art. 395 n. 4 c.p.c.; in quanto:

– la sentenza omette di pronunciare sulla censura di difetto di motivazione (l’amministrazione avrebbe dovuto motivare sulla natura infossata o aderente – requisito medico – della cicatrice e sulla sua capacità di alterare l’estetica o la funzione, dato che una cicatrice non infossata ed aderente, anche se alterante l’estetica e la funzione, non può essere di per sé impeditiva dell’arruolamento);

– la rimozione del tatuaggio certamene avvenuta all’interno della selezione concorsuale . . . ad opera della commissione di II istanza, e quindi all’interno del concorso, sulla base di un rinvio della visita accordato dalla stessa amministrazione, di modo che non può disquisirsi di alterazione della par condicio competitorum e di irrilevanza delle modifiche delle situazioni di fatto sussistenti al momento della visita concorsuale.

Il Consiglio di Stato dichiarava il ricorso per revocazione inammissibile in quanto, sebbene “l’errore di fatto revocatorio debba cadere su atti o documenti processuali … Non vi è alcun errore di fatto, ma solo valutazioni della sentenza di appello che, ove anche non coincidono con le prospettazioni del ricorrente, non per questo costituiscono errore di fatto revocatorio”.

Lo Studio Legale Parente, ritenendo che tale esclusione dal Corpo della Polizia Penitenziaria per la presenza di una cicatrice da tatuaggio cancellato fosse discriminatoria, ha deciso di rivolgersi alla Corte Europea ex art. 6 CEDU.

Sebbene il 94% dei ricorsi alla C.E.D.U. sia dichiarato inammissibile, non è stato così per il nostro assistito. Il ricorso ha superato indenne, infatti, il vaglio preliminare, ritenendosi la sussistenza di una violazione della Convenzione Europea suscettibile di una pronuncia di merito della Corte.

Forte della enorme esperienza maturata negli anni, lo Studio Legale Parente è pronto ad aiutarti nella difesa dei tuoi diritti. Chiamaci anche solo per un consulto. Il nostro Studio punta sempre al raggiungimento dell’obiettivo.

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