Coronavirus e privacy: una rivoluzione è in atto.
In questo delicato frangente storico, in cui i cittadini sono stati chiamati a cedere, si ritiene temporaneamente, diritti faticosamente conquistati, si pone l’esigenza di un oculato bilanciamento tra interessi pubblici e privati.
In tale contesto si inserisce la non facile ponderazione tra la tutela dei dati personali e il loro trattamento finalizzato alla salvaguardia di un interesse pubblico rilevante.
Le informazioni inerenti la salute, i dati genetici e biometrici, godono di una particolare protezione ai sensi dell’art. 9 GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati), rientrando tra le “categorie particolari di dati personali”.
Si tratta di dati che possono essere raccolti, registrati, consultati, diffusi, solo al ricorrere di particolari presupposti, previo consenso esplicito dell’interessato.
Tali tutele possono essere, in parte, derogate in presenza di un rilevante interesse pubblico, come quello scaturente dalla diffusione del COVID-19 e il seguente impegno a salvaguardare la salute della collettività.
Tuttavia, come recentemente dichiarato dal Garante della privacy, interpellato sull’argomento in questione, tali deroghe devono avvenire, sempre, osservando un criterio di ragionevolezza, proporzionalità e temporaneità.
Inoltre, è stato ribadito con forza l’obbligo di attenersi alle disposizioni emanate dagli organi ufficiali, ammonendo i datori di lavoro, sia pubblici che privati, a non intraprendere accorgimenti “fai da te” che possano ledere la dignità e la privacy dei dipendenti.
Ulteriore ambito di particolare delicatezza è costituito dalla diffusione su mass media e social network di dati personali inerenti soggetti risultati positivi al coronavirus. Sul punto il Garante ha evidenziato la necessità, tra l’altro, di evitare “una “stigmatizzazione” permanente, resa possibile dalla diffusione delle notizie sulla rete.
L’obbligo di rispettare la dignità e la riservatezza dei malati vige anche per gli utenti dei social, a cominciare da alcuni amministratori locali, che spesso diffondono dati personali di persone decedute o contagiate senza valutarne interamente le conseguenze per gli interessati e per i loro famigliari.”
Lo Studio Legale Parente, grazie ad una esperienza pluridecennale nel diritto amministrativo, costituisce un affidabile punto di riferimento per intraprendere azioni a tutela di diritti personali lesi da comportamenti non appropriati.